Sigmund_Freud_LIFE

Come mi è stato fatto notare, mi trovo ad essere un po’ troppe cose, ricoprendo contemporaneamente ruoli diversi, ognuno dei quali avrebbe qualcosa da dire sul Torneo appena concluso. Così, ho deciso di far parlare un po’ tutti.

Il Notaio

Il quinto Torneo nazionale LudoSport (sesto considerando quello del 2008 – intimo, milanese, con i semi delle future nuove Scuole), è stato il più numeroso di sempre: 72 combattenti effettivi (su 75 iscritti) contro i 67 della precedente edizione.
Anche a causa delle molte assenze illustri, la più evidente delle quali è senza dubbio quella del campione in carica LorK, questa edizione è stata anche la più “giovane”. Oltre il 50% dei partecipanti era al suo primo Torneo.
Nella fase preliminare, con i suoi 226 combattimenti, la media punti più alta (2 OH ad incontro) è stata appannaggio della Scuola di Milano con Stefano Madama, Paolo Lasalvia, Paolo Cartago, Mauro Visinoni, Jacopo Sarno ed Eugenio Di Fraia. Dietro di loro, con 1,86 di media, Davide Sarda (Torino) e il sottoscritto. Il campione Paolo Scalzulli ha “performato” meno nei gironi attestandosi a 1,83. Ha preferito la concretezza quando ce n’è stato bisogno. Con la sua stessa media anche Marco Bosoni, Flavio Salvatori (Milano) e Silvana Guglielmo (Torino).
L’allievo che ha affrontato più combattimenti è stato Eugenio Di Fraia con 12 match, di cui 7 nella fase preliminare e 5 in quella finale (inclusa la finale per il 3° posto). I suoi compagni di podio si sono fermati a 11 avendo avuto entrambi un girone di 7 elementi.

L’Ambasciatore

Genova, alla sua seconda partecipazione ufficiale, si è presentata con il più alto numero di allievi (16) dopo Milano. Rispetto al minitorneo interno organizzato lo scorso dicembre – esperienza da ripetere ed esportare – il livello tecnico è decisamente migliorato.
La seconda Scuola d’Italia – Torino – si presenta invece con 10 iscritti, ma a giudicare dai premi assegnati è proprio vero che “le dimensioni non contano”.
La scuola di Ravenna ci ha ricordato il motto dei Sith, presentandosi con “un Maestro e un Apprendista”. Anche se, in verità, di Oscura c’era solo la tecnica. Ma era importante esserci. Il light saber combat (quello vero) lo vedremo nel prossimo Torneo.
Varese, che con il clan dei Poletti si presenta come realtà a conduzione familiare, ha tempo per consolidare il proprio lavoro su un gruppo decisamente giovane. I risultati arriveranno.
Roma – la grande assente – ha pagato un gruppo largamente rinnovato e un calendario non amichevole. Li aspettiamo alla prossima edizione nel numero che compete loro.
Per la prima volta avevamo un ospite internazionale: Jim Tuohy, da Dublino. Con estrema pazienza è stato lì, in piedi, a seguire i combattimenti e le dinamiche del nostro sport, coccolato un po’ da tutti in modo esemplare. Se – come ci auguriamo – LudoSport arriverà a breve nella patria della Guinness, il merito sarà anche del bel clima che si è respirato in questo weekend.
Globalmente ho notato una possibile divisione degli allievi in due macroaree: quelli che combattono come il proprio Istruttore e quelli che combattono come sé stessi. I primi imitano, ma se si fermano lì rischiano di essere fotocopie che col tempo sbiadiscono. I secondi lavorano sulle proprie caratteristiche adattando quel che vedono nell’insegnante al proprio stile. Posto che il punto di riferimento tecnico nella pratica non è tanto l’Istruttore quanto il Maestro (o Maestro di Stile), il mio invito agli Istruttori è verificare che non ci siano “emulatori” nei vostri Clan (e se ci sono, tenerli d’occhio), mentre l’invito agli allievi è di trovare sempre la propria strada, sapendo che l’Istruttore è il primo, fondamentale compagno di viaggio. Vi dice dove svoltare, ma il volante ce l’avete in mano voi.

L’Istruttore

La più grande soddisfazione di un Istruttore è vedere un proprio allievo crescere, nella tecnica e nella testa. Per poterlo fare, l’allievo deve fidarsi. Fidarsi che i nostri consigli non sono parole al vento. Che le nostre indicazioni non sono regole generali. Che noi chiediamo a ciascuno un po’ più di quanto può dare, e aspettiamo i risultati. Di risultati ne ho visti, nei miei ragazzi. Magari non di tecnica, ma certamente di testa. Ho visto allievi sforzarsi di fare quel che avevo chiesto loro, spesso mortificando il proprio istinto. Li ho visti concentrati ma calmi. E sempre, sempre sportivi.
E si sono divertiti. Mi hanno ubbidito perfino in questo!
Ho incrociato gli sguardi di diversi miei colleghi Istruttori in questi due giorni, mentre osservavano combattere i propri allievi. I loro occhi erano illuminati di entusiasmo, e pur comminando mentalmente flessioni a ogni barbarità tecnica, il loro sguardo era un sorriso.

L’allievo

Faccio davvero fatica a immaginare un allievo LudoSport che non abbia voglia di partecipare al Torneo. È l’unico momento in cui siamo davvero tutti uguali, tutti candidati a un premio (ok, una serie di premi) e tutti in grado di dire la loro.
Da allievo mi sono divertito un mondo a conoscere persone nuove con cui mi sono dovuto confrontare senza retropensieri da Istruttore, senza dover porre attenzione alla correttezza dei movimenti per correggere, senza lezioni da impartire, senza ragionamenti da fare per trovare l’esercizio giusto. Solo noi due, in un combattimento puro, libero. Una meraviglia.
Il mio unico rammarico è aver dovuto incontrare Eugenio agli ottavi, il che mi ha impedito di potermi confrontare anche con altri del mio Clan.
Perché combattere con loro è la cosa che amo di più.
Non perché so come combattono, come qualche stolto potrebbe pensare. Tutt’altro.
Amo battermi con loro perché non so mai cosa aspettarmi!
Sono il primo a poter testimoniare che il Paolo, il Mauro, il GegioDiDio che avete visto tutti in Torneo NON ERANO gli stessi con cui mi batto ogni mercoledì. Gegio era più essenziale, Mauro più affilato, Paolo più concentrato. Non me voglia, ma contro di loro perfino LorK si sarebbe inchinato.
Loro tre (come anche altri, per carità) hanno potuto dare qualcosa in più del solito perché hanno capito che gli Stili non sono concetti da imparare ma universi da esplorare. Perché sono incorreggibilmente curiosi. Perché non hanno paura.
Certo, a farsi randellare ogni settimana da Nemo la paura dopo un po’ passa…

L’amico

Verrebbe da dire: il primo Torneo senza Cristian. E invece no.
Cristian c’era eccome. L’ho visto aggirarsi con quel suo sorriso da guappo in mezzo ai gruppetti che commentavano i combattimenti. L’ho sentito ridere nei corridoi del Saini, l’ho visto concentratissimo nell’arena a battere un novellino e poi portarselo fuori con una mano sulla spalla per dargli un paio di dritte. L’ho visto annuire mentre noi Istruttori parlavamo dei nostri ragazzi ai Maestri e ho sentito le sue enormi mani applaudire ad ogni premiazione. Specie a quella che portava il suo nome e che – ne sono sicuro – ha apprezzato.
Poteva essere il primo Torneo senza Cristian. Invece un Torneo senza Cristian non ci sarà mai più.

 

Ci vediamo il prossimo anno, ché un altro anno senza Torneo non esiste. Non esiste proprio.