Il Makashi nella letteratura

Makashi o Forma dell’Affermazione era il secondo dei sette stili classici di combattimento con spada laser.
Dopo la diffusione della Prima Forma, la Seconda Forma, detta anche “Via dell’Ysalamiri”, venne ideata come stile di duello tra spade laser. Veniva descritta come molto elegante e potente. Richiedeva estrema precisione, permettendo di attaccare e difendere con uno sforzo minimo e sfiancando l’avversario. La spada era spesso impugnata ad una sola mano per permettere maggiore ampiezza e fluidità dei movimenti.

La forma si basava su parate, affondi e piccoli, precisi fendenti. La Seconda Forma dava persino la possibilità di neutralizzare il Sun Djem con tecniche atte a prevenire il disarmo e la distruzione della propria spada.

La Seconda Forma poneva l’accento sulla fluidità di movimento e sulle oscillazioni della lama, mirando spesso a colpire d’anticipo. Anche le finte erano d’uso comune per confondere o ingannare l’avversario. Per mantenere una corretta distanza dall’avversario, sia durante la difesa che nel portare un attacco, erano necessari precisi passi e movimenti. In questa Forma il maneggio della lama era assai raffinato e richiedeva un’intensa concentrazione. Tempismo, accuratezza e abilità, più che il vigore, portavano a sconfiggere l’avversario. Il Makashi in mano ad un guerriero ben addestrato è davvero una temibile arma.

Il saluto del Makashi non era un attacco o una manovra, ma una sfida all’avversario. La spada veniva impugnata in una mano, levata in verticale proprio di fronte al viso dell’avversario, poi fatta oscillare verso il basso a tracciare una rapida X nell’aria.
Uno dei migliori esempi di questa antica tradizione si ebbe quando il Conte Dooku duellò con il suo primo Maestro Yoda durante la Battaglia di Geonosis.
La posizione d’apertura era una guardia bassa ad una sola mano, con la spada impugnata nella mano forte e tenuta a lato, la punta della lama inclinata verso il basso ed i piedi divaricati alla larghezza delle spalle.
Alcuni preferivano fronteggiare l’avversario stando di lato, in modo che la lama della spada gli fosse puntata contro.
I passi nel Makashi seguivano una singola linea, avanti e indietro, con spostamenti del peso da un piede all’altro per mantenere un bilanciamento perfetto durante l’attacco e l’arretramento.

Eleganza, galanteria, fascino, finezza, astuzia e oculatezza erano l’essenza del Makashi. I praticanti di Makashi erano precisi, calmi, fiduciosi in sé stessi fino all’arroganza. Erano sommamente convinti delle proprie possibilità di vittoria, e spesso sembravano talmente rilassati nel combattere che pareva stessero danzando. Essi si addestravano ad evitare l’asservimento alla Forma, poiché tale asservimento li avrebbe portati ad essere sconfitti dall’imprevedibile e dall’inaspettato.

A causa dell’enfasi posta dalla Seconda Forma sul maneggio della lama, con i suoi molti movimenti fluidi ad una mano, spesso chi praticava il Makashi impugnava spade laser con else di forma curva, talvolta anche dotate di guardia (come, ad esempio, la spada di Dooku). L’elsa incurvata permetteva un migliore maneggio della spada nelle parate e negli affondi. Pare che ciò fosse comune durante i primi anni della Repubblica, quando molti Jedi utilizzavano lo stile Makashi.

Dooku era un Maestro della Seconda Forma al più elevato livello, e combatteva con la precisione insita in questa antica tecnica. Usando questa Forma, devastò i Jedi; il sistema di addestramento dei Jedi non preparava molti di loro alla finezza ed ai precisi movimenti di uno stile generato appositamente per il duello con spade laser.
Tuttavia, la pecca fatale del Makashi era proprio la sua enfasi sulla precisione e sulla velocità invece che sulla potenza: risultava così totalmente incapace di parare direttamente gli attacchi, ad esempio, della Quinta Forma (la variante personale di Darth Vader della Quinta Forma include elementi della Seconda Forma), oltre al fatto che tale tecnica risultava certo molto meno efficace in battaglie con più avversari e/o contro blaster.

Si credeva che la Seconda Forma si fosse estinta con la morte del Conte Dooku e di Darth Vader, poiché non c’è traccia del suo insegnamento dopo le Guerre dei Cloni, neppure nel Nuovo Ordine Jedi…
… ma in realtà sopravvive in Cripta…

Il Makashi in Accademia

La derivazione del Makashi, come molti avranno intuito dalla descrizione, è più sulla moderna scherma europea che su quella orientale e più precisamente la sciabola.
Ovviamente non vengono portati affondi, limitando parecchio le possibili manovre offensive, ma l’impostazione di base è una delle più peculiari dei Sette Stili, come vengono insegnati in Accademia.
A differenza dello Shii-Cho che è molto completo e poliedrico il Makashi ha meno movimenti, almeno nella sua forma base (rigorosamente ad una mano sola) ma compensa con un gioco molto stretto ed insidioso della lama.

La tecnica è certo più pericolosa, soprattutto per un praticante poco esperto, motivo per cui l’insegnamento avviene solo dopo aver ben consolidato le tecniche di Shii-Cho ed i concetti di tempi e distanze.

Il programma prevede:

Livello 1) Riservato alla classe Padawan
Elementi di base sulla posizione del corpo
Elementi di base su distanza, guardia, passi e tempi
Otto difese di base
Sette attacchi di base
Finte e cambi di linea

Livello 2) (Makashi a due mani) Riservato alla Classe Jedi
Brandeggio della saber e protezione di elsa/mano
Sei parate/attacchi avanzati a due mani
Parate da affondi
L’Armonica nel Makashi

Livello 3) Riservato alla Classe Maestro
Master in Makashi, in cui si studiano le tecniche di Makashi davanti agli altri stili.

Il Makashi è forse la forma più differenziata, specialistica e tecnica; chi vuole approdare alla Onorificenza di Maestro di Stile in Makashi dovrà fare uno sforzo aggiuntivo perché tale forma è piuttosto specifica e difficilmente integrabile con le altre. Lo stesso studio della propria saber a differenza delle altre forme porta ad un’elsa specialistica… UNICA.
È questo forse il vero grande limite di questa Forma, è solitaria, sia in termini di combattimento (si prevede sempre uno vs. uno) sia in termini di possibilità di passare agevolmente da una tecnica all’altra.