Come ogni altra arte da combattimento, anche quella con spada laser disponeva di una propria particolare terminologia, atta a descrivere obiettivi e manovre da eseguirsi in duello. Questi antichi termini erano comuni a tutte le Sette Forme Classiche ed anche agli stili successivamente sviluppati.

I c.d. termini di contatto indicavano le varie modalità di offesa, a seconda del modo con cui veniva portato l’attacco e del punto in cui andava a colpire il corpo dell’avversario.

Cho Mai

Era l’atto di tagliare la mano armata dell’avversario.
Tipico dei Jedi, portava al disarmo ed alla neutralizzazione dell’avversario arrecandogli un danno fisico minimo. L’abilità necessaria ad eseguire un Cho Mai era segno di grande maestria nell’uso della spada laser.

Cho Sun

Era l’atto di tagliare il braccio armato dell’avversario. Nel taglio di un intero braccio mancavano l’eleganza e la precisione tipiche del Cho Mai, ma spesso in condizioni disperate di combattimento una tecnica più incisiva come il Cho Sun si rivelava necessaria. Anche in questo caso il danno arrecato all’avversario era tale da porre fine al duello (anche perchè spesso il dolore dell’amputazione provocava la perdita dei sensi), senza però essere mortale.

Cho Mok

Era l’atto di tagliare un arto (una gamba o un braccio in caso di umani ed umanoidi oppure un’appendice o un tentacolo in caso di non-umanoidi) all’avversario. Tecnica ancor più drastica delle due precedenti, poneva immediatamente fine al duello lasciando l’avversario nell’incapacità di muoversi e, quindi, nella più totale impotenza. La maggior parte delle volte il Cho Mok si verificava casualmente, nella foga del combattimento, mentre solo i Maestri più esperti erano in grado di decidere se e quando eseguirlo. Veniva utilizzata dai Jedi per neutralizzare avversari di alto livello, senza comunque ucciderli; i Sith, invece, se ne servivano per dimostrare la propria superiorità all’avversario, prima di finirlo.

Sai Cha

Era l’atto, compiuto dai Jedi assai di rado, di decapitare l’avversario. Di regola il Sai Cha veniva portato contro avversari estremamente pericolosi, quando l’unica via d’uscita era uccidere. Veniva utilizzato anche contro i droidi, poiché ne distruggeva il centro di controllo.

Sai Tok

Era l’atto di tagliare in due l’avversario, di regola separandone il corpo in due tronconi all’altezza della vita. Tale tecnica era guardata con disgusto dai Jedi, che miravano sempre ad arrecare il minor danno possibile e che, quindi, ritenevano la dissezione di un essere vivente uno scempio, una profanazione da evitare ogni qualvolta possibile. Così ne facevano uso solo contro i droidi da battaglia. Al contrario, i Sith vedevano nel Sai Tok un mezzo ideale per soddisfare il proprio desiderio di distruzione totale dell’avversario.

Shiak

Era l’atto di trapassare l’avversario con un affondo. Tecnica pericolosissima, nella tradizione Jedi era considerata un metodo onorevole per infliggere al nemico un serio danno, poiché causava ferite minime e quasi invisibili. Lo Shiak esprimeva, così, rispetto per l’avversario pur arrecando un danno letale. Mirava all’immobilizzazione dell’avversario, se portato agli arti, oppure alla sua uccisione, se portato al corpo.

Shiim

Era l’atto di causare ferite minori all’avversario con la punta della lama. Quando intenzionale, veniva ritenuta una tecnica inferiore e inconcludente, segno di disperazione nei confronti di un avversario potente o, al contrario, di disprezzo (Sith) nei confronti di un avversario manifestamente debole. La maggior parte delle volte, però, lo Shiim non veniva portato intenzionalmente, ma si verificava per caso durante la foga del duello.

Sun Djem

Era un’azione tipica dei Jedi, mirata a disarmare l’avversario distruggendone l’arma. L’obiettivo, tipico dei Maestri della Prima Forma, era di rendere inoffensivo l’avversario senza arrecargli alcun danno. Con la creazione della Seconda Forma, però, il Sun Djem si rivelò una tecnica quasi impossibile da realizzare, poiché ogni praticante di Makashi veniva addestrato ad evitare il disarmo o la distruzione della propria arma.

Mou Kei

Era l’atto di troncare di netto entrambi gli arti (superiori o inferiori) dell’avversario mediante un ampio movimento circolare della lama. Utilizzato prevalentemente dai Sith, ma anche da alcuni Jedi audaci, mirava ad immobilizzare in modo definitivo un avversario particolarmente pericoloso.

Dun möch

Era la tecnica, esclusivamente Sith, di conquistare lo spirito dell’avversario, oltre che il suo corpo. Era richiesta grande forza mentale per l’esecuzione di questa tecnica che veniva attuata per mezzo di una continua provocazione e derisione, al fine di mettere a nudo le debolezze interiori dell’avversario.